17 agosto 2007

Assunta Finiguerra: la parola come lavacro di purificazione

[percorsi -16]
E’ una poesia in dialetto lucano sanfelese, quella di Scurije, legata al parlato, al respiro, alla cadenza della musica, filtrata dal linguaggio della visione e del mito.
La parola di Assunta Finiguerra è immediata, primordiale, ed esplode lavica dal foglio: è “il bisogno di un secchio d’acqua” , è la bestemmia a “Cristo e la Madonna”, è lo “squartare coi denti”, “ingoiare sale con l’imbuto”.
Pulsa nelle vene e nelle tempie con l’ardore che ha il fuoco sotto la cenere (“re ffuoche de l’Inferne”), soffia e sbatte dentro l’otre scuro e cavo del petto, talvolta con ferocia corale, talvolta monocorde, talvolta placandosi un po’ “sapisse che stanchezze tenghe a notte/ quante l’àvetje dòrmene sope e penziere/ e a lune sembe eterna curriére/ caresce luce da nu ciele a l’àvete (sapessi che stanchezza ho la notte/ quando gli altri dormono sui pensieri/ e la luna sempre eterna corriera/ trasporta luce da un cielo all’altro). Senza pudore, graffiando e scalfendo labirinti di solitudine, tirando fuori demoni e fantasmi che la abitano. Contaminando. Identificando. Evocando. Plath, Cvetaeva, Teskova, Rosselli “quanne venghe preparateme nu liétte / nde pozze dorme tranguille e aspette / u juorne d'u giudizzje aunite a vvuje (“Amelia e Anna, Marina e Sylvia/ quando verrò preparatemi un letto / che possa dormire tranquilla e aspetto / il giorno del giudizio insieme a voi).
Uno scavo asciutto e spietato nel furore della storia, in una selva multiforme di topos e immagini, riconosciuti e riconoscibili del nostro Sud più arcaico.
Un viaggio nei labirinti dell’oscurità (scurije) fatto di autopunizione ed espiazione “m'aggia appecà a l'albere de Giude” (mi impiccherò all’albero di Giuda), “m’hanna arse pecchè ere na mascijare” (mi hanno bruciata perché ero una strega), “me trove nda re ffuoche de l’Inferne” (mi trovo dentro il fuoco dell’inferno), “inde o cuambesande d'i dannate” (dentro il cimitero dei dannati), “m’hanna accise a sere de natale/ nda na chiazze crocefisse da i viénde” (mi hanno uccisa la sera di natale/ in una piazza crocifissa dai venti), un ritmo tamburato e teso, dove le parole stesse diventano un lavacro di purificazione “il rifugio di un guscio di noce”, “una tenda come sipario”, in cui placare la collera e la rabbia, la “frenesia che non dà pace”.
Scurije è un libro forte, dove pulsa tutta la corposità e la naturalità del dialetto lucano, la primigenia esperienza, la regressione arcaica di un dire che ha corpo, sangue e nervi, in cui tutto è diretto e frontale “o vita guardami in faccia”, “ho il vizio della vita come i gatti”.
Una poesia lavica e viscerale “una estrema dichiarazione di vita alle porte della morte” –scrive la poetessa di San Fele sul senso della poesia–“conforto al mio cuore in guerra per non avergli saputo dare il mondo”.
Assunta Finiguerra, Scurije, Collana Il Graal, Edizioni Lieto Colle, 2005

Assunta Finiguerra di San Fele ha pubblicato le raccolte Se avrò il coraggio del sole (Basiliskos 1995) in lingua, Puozzė Arrabbią (La Vallisa 1999) Rėsciddė (Zone editrice 2001) in dialetto sanfelese, Solije (Zona editrice 2003), Scurije (Lieto Colle 2005), ottenendo diversi riconoscimenti letterari, tra cui il primo posto al concorso «Giuseppe Jovine», Premio Nazionale di Poesia Dialettale Giacomo Floriani, il premio «Lanciano», di cui è stata finalista, e il «Città di Trento», con una menzione speciale.
Suoi testi poetici sono apparsi su Pagine, Periferie, Poesia, Lo Specchio, L'Area di Broca, Capoverso, Ciemme, Gazzetta Ufficiale Dialetti e in diverse antologie tra le quali: Nuovi Poeti Italiani a cura di Franco Loi, Einaudi Editore.
E’ stata recensita su Il sole 24 ore, Nuova Antologia, La Vallisa, Nuova Tribuna Letteraria, Incroci, Vernice, Il Segnalė, Il Cristallo, Capoverso, Atelier, Poiesis, Lunarionuovo, Gradiva, Polimnia, l'Altrareggio, Bari Sera, Sìlarus, L'Immaginazione, Forum Italicum... Nel 2006, all'Università la Sapienza di Roma, Alessia Santamaria ha discusso una tesi sulla sua poesia, relatore Ugo Vignuzzi.
by Maria Pina Ciancio

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06 agosto 2007

L'intervista di LucaniArt alla scrittrice Berarda del Vecchio

[intervista -4]
Abbiamo intervistato Berarda Del Vecchio, giovane scrittrice di origine lucana, il suo ultimo lavoro Sdraiami edito da Castelvecchi è ormai un vero successo. Conosco l’autrice da diversi anni. L’ironia, la freschezza e l’intelligenza viva che vengono fuori dalle pagine di “Sdraiami” sono caratteristiche che appartengono alla sua persona. Con disponibilità, e soprattutto con rara gratitudine Berarda ha risposto ad alcune domande, attraverso le quali vorremmo fare un po’ di chiarezza su un libro che ormai è sulle bocche di tutti. Mi auguro che in questa opera di lettura, passi innanzitutto la sana presa in giro e la leggerezza con cui si vuole affrontare un tema molto discusso: la crisi dell’identità maschile.

Allora Berarda, felice di questo straordinario successo? La gente ti riconosce per strada? Raccontaci…

No, no, ancora no…bhè tranne alcuni conoscenti con cui ho lavorato in un bar a Roma che quando sono tornata lì a prendere un aperitivo mi hanno detto di avermi vista in televisione al programma di Bonolis o alle Falde del Kilimangiaro. Strano davvero. Per me anche un po’ imbarazzante!

Nel tuo lavoro si snocciolano diverse storie, molte delle quali raccontate da persone amiche, altre lievemente appartenenti alla tua biografia, perché hai sentito il bisogno di scriverle?

Forse perché stavo messa davvero male… Il libro è nato un po’ per scherzo parlando di storie andate storte con Elisa Passacantilli, vice direttore editoriale alla Castelvecchi. Poi l’idea è piaciuta all’editore…ed ecco il libro. Quando l’ho visto “in carne e ossa” o meglio in pagine e bandelle mi sono sentita liberata come avessi attraversato una catarsi tutta personale!

Usi molto l’ironia nella narrazione, ma so che alcune delle storie raccontate le hai vissute da donna. E’ stato terapeutico risolvere molte delusioni con una sana presa in giro dell’uomo contemporaneo, sempre alle prese con lugubrazioni, con la precarietà dell’esserci e soprattutto con l’ansia di non essere abbastanza?

Oltre che liberatorio, come ho detto prima, è stato molto gustoso! Durante la scrittura di alcune pagine mi sentivo così felice e soddisfatta che avrei continuato per ore a digitare nuove storie sullo schermo del computer!

Soffermiamoci ora sull’aspetto più identitario e sociologico: ritieni più responsabile, per lo sfaldamento degli assetti della coppia, il maschio perchè non più all’altezza di dare risposte esaurienti alle nuove richieste della donna emancipata o la donna divenuta troppo aggressiva ed esigente per il ruolo più evoluto che ricopre socialmente?

Sicuramente la colpa, se proprio di colpa si deve parlare, va ripartita a entrambi gli universi, quello maschile e quello femminile; funziona un pò come in tutte le “classiche” storie andate male, la colpa non è mai solo da una parte. Qui l’unica differenza è che le donne avevano e hanno tuttora il diritto di rivendicare i propri diritti, troppo spesso ancora negati, e per questo diventano più aggressive. In fondo quando mai una donna dolce e affettuosa viene presa in considerazione lavorativamente? Perciò la colpa ricade in percentuale maggiore sugli uomini che non si sono saputi/voluti adeguare ai nuovi cambiamenti delle loro compagne. Il femminismo mica lo si è fatto per far regredire e rimbecillire l’uomo, no?

Il tuo libro strappa un sorriso a tutti, e solo per questo dovremmo ringraziarti, parli anche delle prime esperienze adolescenziali nel paese di Trecchina, in Lucania, cosa ha rappresentato per te questo luogo? Se dovessi ritracciare brevemente il tuo percorso esistenziale, quanto ritieni abbia centrato con il piacere della scoperta la vacanza estiva in provincia?

Trecchina la adoro. E’ il mio “posto delle fragole” dove un paio d’anni fa sono riuscita a rimettermi in piedi dopo un periodo davvero difficile.
Il paese è stato un luogo perfetto per i primi baci e le prime scoperte. Si stava in vacanza, tutti erano più rilassati, e lo spirito vacanziero concedeva anche più libertà a noi adolescenti. Rispetto a una grande città come Roma qui si potevano passare serate romantiche a guardare le stelle alla Forraina o facendo lunghe passeggiate fino al Castello…L’unico problema era che poi, come in tutti i piccoli centri, c’erano le male lingue…

E’ il secondo libro che dedichi agli amici di Trecchina, quali sono i cinque valori più importanti della tua vita e quanto conta quello dell’amicizia?

Per rispondere a quanto conta per me l’amicizia basta dire che la metto al primo posto. Poi direi l’amore, che per fortuna in questo periodo va alla grande! Il terzo posto se lo prende la sincerità, a seguire il rispetto, e infine la stima per se stessi che troppo spesso trascuriamo.

Che cos’è la femminilità per te?

Domandone… le pin-up degli anni ’50. Le adoro follemente.

A quale delle storie raccontate sei più affezionata? Quale, invece, ti sembra abbia più appassionato i lettori?

Ovviamente sono più affezionata alle storie della mia adolescenza. Quando poi ho scritto del mio primo bacio mi stavo anche commuovendo.
Ai lettori credo, invece, che piacciano di più quelle disastrose dell’ultimo periodo. Fanno sicuramente molto più ridere…soprattutto quella con il mio sfogo al ristorante, in cui urlo “sdraiami!!!”.

So che hai finalmente incontrato una persona speciale, che ti ha dato la serenità che cercavi e probabilmente anche la forza per buttare un occhio distaccato su tutto il resto, su quella tipologia di uomo che effettivamente ha perso la voglia di conquistare e di corteggiare. Il tuo ragazzo è svedese, se dovessi dare un consiglio ai nostri uomini italiani, quale ti sentiresti di dare come assolutamente prioritario?

Siate talmente sinceri da sembrare quasi sfacciati! Se una ragazza vi piace e capite che c’è dell’interesse anche dall’altra parte smettetela di farvi le pippe mentali e di giocare a mandare i soliti sms del caso, siate più diretti e baciatela sotto casa. Vi assicuro che fa sempre molto piacere!!!

Concludo facendoti gli auguri per una felice estate, e per un successo sempre in crescita, che meriti interamente. Ti va di lasciare un saluto ai lettori di LucaniArt?

Ma certo! Magari qualcuno di loro lo incontrerò anche il 6 agosto a Maratea per la presentazione del libro… Per tutti gli altri un bacio e un grazie per esservi interessati anche ai miei libri.
by Maria Luigia Iannotti

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