20 dicembre 2006

II diavolo nel presepe: una favola lucana di Gina Labriola per il Natale

[Percorsi -9]
Un diavoletto buono finisce nel presepe, mentre un angioletto discolo imperversa all’inferno. Il diavolo nel presepe di Gina Labriola è una favola breve, di appena trenta pagine, attraversata da una divertente e leggera ironia, una visione singolare del Natale raccontata a grandi e piccini. Un lavoro davvero accattivante illustrato e curato dalla casa Ed. Interlinea di Novara. Da leggere. Un richiamo al mondo della fantasia, a quei racconti veleggianti fra veglia e sogno nelle zone più remote dell'immaginario. Una prosa vigorosa e poetica al tempo stesso che dal nostro passato recupera miti, leggende, simboli "folletti, diavoli, diavolesse, streghe, briganti", che si contaminano a quelli del presente "ricchi emiri, petrolieri, multinazionali, striscioni pubblicitari" per riproporre l'ironica parafrasi della vita racchiusa nell'irriducibile "dualismo" degli opposti: il bene e il male, il bello e il brutto, l’essere e l’apparire.
Ciò che incanta nell’angelo/diavolo e nel diavolo/angelo è la tendenza a situare il possibile al centro stesso di ciò che agli adulti “organizzatori” sembra impossibile. "Che roba è questa? Un diavolo nel presepe? Un angelo all’inferno?". C’è nel racconto, attraverso la finzione letteraria, la possibilià di invertire l’ordine delle cose, fin quando "qualcuno rimise tutto a posto o credette di aver messo tutto a posto: Albus fu riconsegnato a Rosarosae, all’angiolessa sua madre e costretto a cantar litanie, e Focus, riportato, ammanettato e imbavagliato, a mamma Rubecchia…". E così tutto viene ricondotto alla prassi ordinaria e stereotipata del reale, e la storia di Albus & Focus diventa sottile critica ad una società formale, disattenta, sprecona, rituale, dove però anche gli avvenimenti più “crudeli” si addolciscono carezzati da una lieve e serpeggiante ironia "…chi pianse di più quella notte fu il bambino nella mangiatoia per il gran pasticcio di chi ha spaccato il mondo in due come una mela, senza vedere dove scorre sangue da un mondo spaccato". E mentre tutti sono occupati nei festeggiamenti natalizi, il bambinello tutto rosa nella paglia conclude: "Insegnare dove sono davvero bene e male? Sono tutti occupati in questa bella festa! E per non essere seccati, in questa gran baldoria, va a finire che mi mettono in croce anche quest’anno". Una favola quella di Gina Labriola dai tanti messaggi e valori espliciti ed impliciti, dalle emozioni e sensazioni immediate, da leggere e gustare tutta d’un fiato e …magari da regalare per il prossimo Natale!
by Maria Pina Ciancio

8 Gina Labriola, Il diavolo nel presepe, Ed. Interlinea (Le Rane), Novara 2002, (libro vincitore del Concorso Letterario “Storia di Natale 1999”)

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15 dicembre 2006

Intervista a Massimo Pallottino

[Incontri -2]
Vi proponiamo un'intervista in esclusiva di Massimo Pallottino, esordiente lucano di Rionero in Vulture, che ha da poco pubblicato per la casa Editrice peQuod il thriller Io aspetto nel buio. Approfittando della sua cortesia, abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui parlando di libri, detective, omicidi, progetti futuri, per soddisfare la viva curiosità dei lettori di LucaniArt. MPC

MPC- Cominciamo dagli esordi. Quando e perchè hai cominciato a scrivere?
MP- Ho cominciato a scrivere con una certa intenzione verso i diciassette diciotto anni: le solite poesie di sfogo giovanile (come credo che sia successo in definitiva un po' a tutti i futuri scrittori), avviandomi alla prosa solo dopo i trent'anni. Avevo trentasei anni quando ho terminato il mio primo romanzo d'ambientazione fantastica, tutt'ora inedito.
Riguardo al perchè abbia pensato di scrivere con un certo impegno, francamente non lo so. Credo piuttosto che la risposta alla tua domanda riponga nella vocazione che divampa a un certo momento nella vita di ogni scrittore; e personalmente perché scrivere mi viene piuttosto 'naturale', questo gesto (per i più faticoso, elaborato etc. etc.) nel quale ogni volta sento di esprimere la mia natura più vera.

MPC- Da dove nasce la tua passione per il genere thriller?
MP- La mia passione per il genere thriller nasce dalle letture giovanili della letteratura harboiled americana, da autori come Hammett, Chandler, Cain, e poi dai nostri Sciascia, Scerbanenco, Gadda.

MPC- Il tuo romanzo “Io aspetto nel buio” è ambientato in una clinica fiorentina, svelaci qualcosa in più.
MP- L'ambientazione del romanzo in una clinica fiorentina non è una mossa per così dire studiata; volevo semplicemente ambientare il racconto e due delitti all'interno di un ospedale, dove il protagonista venisse a ritrovarsi dopo che ha smarrito i sensi, ed ecco il perchè di questa scelta.
MPC- Quando scrivi come crei il clima di "thrilling".
MP- Quando scrivo un thriller lavoro esclusivamente sul plot, sulla trama; il clima del romanzo credo che poi si costruisca naturalmente attorno ad essa.

MPC- Ci sono autori o modelli letterari a cui ti senti vicino particolarmente?
MP- I miei modelli letterari, ripeto, sono le mie letture giovanili e fondanti di cui ho già detto.
MPC- Chi pensi possa essere il pubblico di riferimento del tuo romanzo, soltanto appassionati di polizieschi o anche altri tipi di lettori?
MP- Credo che in questo momento storico il thriller possa rivolgersi ad un pubblico di lettori sempre più ampio, non solo agli appassionati del genere poliziesco; e ciò perché esso si configura sempre di più come uno specchio (a volte deformante, orribile etc etc, ma pur sempre terribilmente realistico) attraverso il quale riusciamo a decifrare la complessità sempre maggiore del nostro stare al mondo.

MPC- Hai altri progetti letterari per il futuro, ci puoi anticipare qualcosa?
MP- Posso solo anticipare che il thriller è un genere che mi piace, mi emoziona, e che per il momento non ho deciso di abbandonarlo affatto.
by Maria Pina Ciancio
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12 dicembre 2006

Le letture poetiche di Paola Loreto e Stefano Raimondi al LucaniaPoesiaFestival di Rionero

[riflessioni -3]
Con gli interventi di Paola Loreto e Stafano Raimondi si sono conclusi gli appuntamenti inseriti all’ìnterno della manifestazione culturale Voci e Suoni dal Vulture (incontri del LucaniaPoesiaFestival 2006). Le letture dei due poeti si sono tenute l’ 8 e 9 dicembre al Teatro “La Piccola” di Rionero in Vulture, alla presenza di un pubblico attento ed entusiasta che si è lasciato coinvolgere dalla poesia dei due giovani artisti lombardi.
(8 dicembre 2006)
La serata dedicata alla poetessa Paola Loreto è stata introdotta da Stefano Raimondi che ne ha sottolineato la florida attività letteraria e il suo percorso evolutivo. La Loreto ha iniziato il reading leggendo alcune poesie raccolte nella sua opera prima L'acero rosso (Crocetti, 2002) simbolo di bellezza che ritornerà più volte nei suoi versi come approdo temporale e ciclico riappropriarsi del senso fiorito della vita: "Portarti all'acero/ rosso,/ disteso e largo/ nell'orto./ Lucore ardito,/ trasparente nell'aria./ Narratore onnisciente/ di ciò che c'importa". L’autrice, con voce dolce e decisa, ha poi raccontato della sua seconda opera Addio al decoro (Lietocolle, 2006) in cui tenta un’emancipazione dal pudore che avrebbe potuto rappresentare un ostacolo per il verso, per la sua portata di verità, e arriva ad impastare la poesia alla carnalità: "Non serve un inizio,/ di nuovo, perché non/ trascorre adesso. Sei/ dentro di me e sei tu/ il tempo, la luce/ che chiudo negli occhi,/ il senso che sento/ passare la carne". La serata è proseguita intervallata dalla musica dell’Acustic Sound Trio, e dalla lettura di versi inediti che comporranno l’opera “La memoria del corpo” che uscirà presso l’editore Crocetti nel 2007. Paola Loreto ha poi risposto con puntualità e naturalezza alle varie domande poste dal pubblico e ha raccontato della sua passione per la poesia di Emily Dickinson, la quale influenza è leggibile nei suoi versi puliti, verticali e densi. Una poesia di spessore quella della Loreto, che affascina e riempie di quel senso carnale e intimo del vivere, che lambisce le crepe dell’esserci riconoscendole e accettandole in un dettato appassionato e saggio, segno di un’anima evoluta che sa riproporsi appieno nella sua scrittura. Senz’altro come conseguenza di fatti biografici, l’autrice arriva a descrivere quel passaggio di rinascita, che l’accettazione del lutto provoca quando si compie in una vita, e allora chi si incrocia in un destino comune diviene un miracolato: "Li vedi quelli che disgrazia/ li coglie: hanno un solco nella/ faccia che non sanno più/ colmare e gli zigomi alti/ a pelle tesa del tamburo./ Non gli ridono gli angoli degli occhi/ e non gli vengono i secondi pensieri/ perché cercano i primi. Ma vanno sereni. Non c’è strada/ che non abbiano percorso, né meta/ che gli manchi di doppiare". Appare chiara la parola poetica della Loreto, ancor di più negli ultimi componimenti, dove volutamente fuoriesce dalla sua pasta intima e attraversa con sottile ironia il confine fra sé e il mondo, grazie anche ad interessanti nuovi elementi corporali, più volte ritornanti, quali “mani capaci” in viaggio.
(9 dicembre 2006)
E’ stato presentato da Paola Loreto Stefano Raimondi che ne ha tracciato un attento e colorito profilo bio-bibliografico, evidenziando soprattutto le tante iniziative che il poeta sostiene da sempre in modo attivo a favore della divulgazione della poesia tra la gente e i giovani, con interessanti incontri periodici in libreria, nei bar e nelle scuole. Altro aspetto su cui la Loreto si è soffermata nel corso della presentazione è stata l’importanza che la “città”, esplorata in tutti i suoi connotati reali e metafisici riveste all’interno della sua produzione letteraria a partire da Invernale la plachette poetica edita da Lietocolle nel '99, fino alla recente pubblicazione in prosa poetica "Il mare dietro la città".
La lettura di Stafano Raimondi è stata intervallata da annotazioni e riflessioni personali e da intermezzi musicali eseguiti dal gruppo Hot Jazz Trio. Il poeta milanese ha aperto la serata con una toccante e commovente lettura dei versi tratti da La città dell’orto, libro scritto durante la malattia e la perdita del padre “Così non ti ho mai abbracciato/ così sottile e nudo, così legato/ tutto rannicchiato, infastidito/ fin dentro al mio petto./ Non ti ho mai abbracciato così/ e forse tu neppure t’aspettavi tanto/ fiato rotto, tanta pietà.” Un momento magico in cui l’autore ha espresso con i versi tutta la forza, la gioia e le contraddizioni di essere figlio. Una lettura quella di Raimondi che ha sfiorato i toni alti della devozione e della preghiera. La scelta si è poi spostata su un raccontare più lieve e discorsivo, con la presentazione di stralci di prosa-poetica tratti dall’ultimo libro Il mare dietro l’autostrada, un’operetta che lo stesso Raimondi ha raccontato essere legata ai ricordi della sua adolescenza, ai primi amori e alle prime scoperte del corpo, e precisamente all’agosto del 1974 quando le famiglie Milanesi si spostavano in “comitiva” per le vacanze al mare sulla riviera Romagnola “Ci si prepara in tempo, in una notte per partire. Il viaggio sarebbe stato lungo, come tutto il respiro caricato fin sopra i portapacchi. Si parte per il mare al primo colpo di sonno. Si butta tutto dietro il sedile nero della Prinz, anche noi pieni di voglia di arrivare. E’ lì il vero mare che inizia…”. A conclusione di serata Raimondi ha omaggiato il pubblico presente della lettura dei suoi ultimi inediti. Belle e intense poesie in cui ritorna nuovamente quel tema metropolitano tanto caro all’autore, fortemente e fermamente legato alla sua Milano. Versi che il poeta stesso ha presentato come inquadrature in situazione di interni ed esterni della città, osservata e colta nelle sue diverse sfumature, nei suoi drammi e nelle sue tragedie. Versi che il pubblico lucano ha apprezzato in tutta la sua bellezza, consapevole che il linguaggio della poesia ha in sè i connotati del vero e del condiviso.
Con le letture di Paola Loreto e Stefano Raimondi si è concluso a Rionero un appuntamento ormai fortemente consolidato in Lucania e di ampia risonanza nazionale. Il Festival “Voci e suoni dal Vulture” giunto alla sua Terza Edizione è stato organizzato dall’Associazione Culturale La Cetra e la Lyra con la collaborazione con altri Enti, ma soprattutto grazie alla passione e all’entusiamo di Antonio Savella e Antonio Libutti.
(in alto Stafano Raimondi e Paola Loreto- foto by Mapi 2006)
by Maria Pina Ciancio - Maria Luigia Iannotti

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07 dicembre 2006

Nel mondo fantastico e misterioso dell'infanzia di Elliott

[percorsi -8]
Chi di noi non ha desiderato, almeno per una volta nella vita, scomparire, diventare invisibile, per conoscere quello che di noi pensa la gente, magari l’amico più caro?
Ebbene, il nostro desiderio potrà essere soddisfatto dalla lettura accattivante del romanzo La poliziotta bionda e con gli occhiali di Claudio Elliott.
L’autore non ricorre ai simpatici “monachicchi”, che un tempo si divertivano a fare dispetti ed ora sono relegati nelle soffitte impolverate di castelli abbandonati; non ricorre nemmeno alle “maﻻare”, di stampo tutto lucano, che nelle notti di luna piena si ungevano di un unguento speciale e spiccavano il volo, piombando nelle case dei vicini, per vendicarsi di torti ricevuti.
Il nostro Elliott si serve di un ragazzino foruncoloso, che a scuola non eccelle, ma studia per conto suo, con vera passione, chimica organica e fisica, due materie che, unite fra loro, danno origine ad imprevedibili sorprese.
Trascorrendo il suo tempo a fare esperimenti, a provare e riprovare, Marco, il protagonista della vicenda, riesce a scoprire come rendere un organismo invisibile; utilizza questa scoperta per rapinare una banca. In tutti c’è grande sconcerto: nei banchieri, nella polizia e nelle bande che operano nel territorio. Da questo momento si susseguono a tamburo battente diversi colpi di scena e l’atmosfera diventa surreale: una pistola che spunta nell’aria, boccali di birra che si muovono da una parte all’altra del bancone, schiaffi che volano da mani invisibili e così via.
Sono scenette divertenti, che, però, lasciano di stucco chi subisce gli attacchi.
I personaggi sono simpatici, goffi e sui generis. La poliziotta bionda con gli occhiali è davvero strana e facile alla distrazione, ma ha un fiuto particolare e degli sprazzi di genialità, che le permettono di scoprire la verità, grazie all’aiuto del Capitano, di cui è segretamente innamorata. I componenti delle bande dai nomignoli buffi vengono ridicolizzati nella loro organizzazione.
Claudio Elliott riesce a tener desta l’attenzione del lettore con l’intrecciarsi degli avvenimenti e l’aria di suspence nel corso di tutto il racconto. Egli conosce bene il mondo dell’adolescenza, che è fatto di luci ed ombre, di incomprensioni e di evasioni, di affermazione dell’io in contrasto con le istituzioni. Diventa adolescente lui stesso, si diverte ad inventare situazioni strane e fa divertire gli altri. Al di là del semplice e divertente racconto, l’autore affronta anche alcune importanti tematiche, come il sentimento dell’amore, trattato con delicatezza, ed il rapporto dei ragazzi con la famiglia e con la scuola. Non sempre sono gli adolescenti dalla parte del torto, ma spesso sono gli adulti che non riescono a comprenderli e a volte commettono errori irreparabili.
Il testo, ben curato graficamente, alla fine di ogni capitolo è corredato di disegni e di schede didattiche, che ne facilitano la comprensione e l’analisi. Un glossario posto alla fine consente un approfondimento degli argomenti trattati ed una conoscenza dei termini specifici.
Può essere senz’altro adottato come testo di narrativa presso la Scuola Secondaria di primo grado per la molteplicità dei temi che tratta, per la forza magnetica che emana, per lo stile agile ed intenso, per gli spunti di riflessione che abbracciano vari campi, oltre al divertimento assicurato.

by Teresa Armenti

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